"La diffusione del Copernicanesimo attraverso la dissimulazione nella cultura cattolica del XVII e XVIII secolo"

Franco Motta

Università Ca’ Foscari. Venezia

Italia

La condanna di Galilei, comportando il divieto alla ricerca e all’insegnamento secondo la teoria copernicana, costringe gli astronomi italiani a un confronto obbligato con la censura ecclesiastica, con il risultato di orientarli verso una costruzione della propria identità scientifica fondata sulla dissimulazione. L’interesse per le implicazioni cosmologiche della fisica sperimentale, accompagnato all’esercizio di una polemica antiaristotelica spesso aspra, è infatti il segnale di una tendenza sotterranea alla diffusione dell’eliocentrismo che percorre tutto il Seicento e buona parte del Settecento, nel quale la formale obbedienza alle censure del 1616 è utilizzata ai fini della delimitazione di uno spazio, pur ristretto, di autonomia d’espressione. Non soltanto nella cerchia degli immediati discepoli di Galilei, ma anche fra i ranghi della Compagnia di Gesù si verifica così una dissociazione fra reali motivazioni e pratiche esteriori che non esaurisce la propria funzione con la semplice difesa dagli interventi censori, ma la completa nell’adozione di una vera e propria strategia di diffusione del copernicanismo attraverso la dissimulazione.

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